di Toni Balbo
Fino al 1940 circa il monumento ai caduti di Leinì era adornato da una bellissima statua chiamata “Pace di Vittoria”.
La scultura era in bronzo, presentava una figura femminile, a grandezza naturale, nell’atto di porgere al cielo un gladio e un elmetto, simboli dei combattenti, della Prima guerra mondiale.
“Il monumento fu inaugurato il 10 giugno 1923 con l’intervento del generale Gazzera, che fece la distribuzione della croce al merito e della medaglia coniata con il bronzo del nemico, alle famiglie degli eroi morti in guerra” (dal diario di Secondo Cravero).
A causa delle sanzioni economiche deliberate dalla Società delle nazioni contro l’Italia, nel 1939 un decreto dello stato imponeva ai Comuni e ai cittadini la consegna dei metalli utili all’industria bellica, fra i quali il rame e il bronzo. Fu così che anche la statua del monumento ai caduti fu requisita e, si pensa, fusa per costruire armamenti.
Le campane delle chiese di Leinì furono invece risparmiate, in circostanze fortunose, nonostante l’ordine di sequestro del 1° ottobre 1942 a firma del generale di brigata Mario Grosso del Sottosegretariato per le fabbricazioni di guerra – Ufficio staccato presso l’ente distribuzione rottami (vedi La storia minore di Leinì n. 13).