Dalla Gazzetta Piemontese del 5-6 ottobre 1891
Leynì a Vittorio Ferrero
Le feste inaugurali del monumento che Leynì ha innalzato all’eroe di San Salvario riuscirono assai bene, quantunque non siano state molto favorite dal tempo, sempre minaccioso.
Per la circostanza solenne il simpatico Comune si era vestito a festa con drappi, bandiere, stemmi, pennoni tricolori sventolanti al vento per le vie principali e sulla piazza maggiore, dove era stato eretto altresì un ampio padiglione coperto destinato al ballo pubblico ed un ben fornito banco di beneficenza.
Verso le 9 ½ il Comitato pei festeggiamenti e le Autorità locali, capitanate dal sindaco cav. Vincenzo Bonis, si recarono, preceduti dalla Musica del luogo e seguiti da parecchie Associazioni operaie, alla fermata della tranvia in attesa del treno degli invitati torinesi, che giunse verso le 10,20. Dopo le presentazioni e dopo aver sorseggiato un buon vermutte offerto dal Comitato, invitati ed Associazioni, formatisi in corteo, rientrarono in paese e, passando fra una lunga e fitta folla di popolo, si portarono sulla piazza maggiore dove sorge il monumento, che è opera dello scultore Casetti.
Le Autorità e gl’invitati, fra cui alcune belle signore, presero posto in un padiglione eretto sul fianco sinistro del monumento, attorno al quale si schierarono le rappresentanze operaie con le rispettive bandiere. In un altro palco vicino presero posto i filarmonici e alcuni consoci della Società corale e musicale di mutuo soccorso di Torino, incaricati dell’esecuzione dell’inno inaugurale scritto dal senatore Chiaves e musicato dal maestro Carbone, direttore della musica locale.
Nel palco degli invitati noto il cav. Brizio Falletti, rappresentante del prefetto di Torino, l’on. Cibrario, l’avv. Carlo Felice Roggeri, consigliere comunale di Torino, il consigliere provinciale cav. Michele Bertotti, l’avv. Ambroggio, deputato provinciale, il sindaco di Leynì cav. Vincenzo Bonis con parecchi assessori del Comune, nonché i sindaci di S. Maurizio, Caselle, S. Benigno, Volpiano, Settimo, Rivarossa ed una numerosa rappresentanza della Stampa di Torino e dei maggiori giornali italiani.
Alle undici, ora fissata dal programma, viene tolta la tela che copre il monumento, ed una ben nutrita salva di applausi si confonde con le note della musica, che suona la Marcia Reale. Poscia, ristabilitosi un po’ di silenzio, il cav. Carlo Bonis, presidente del Comitato, lesse il discorso inaugurale, in cui ricordò la patriottica figura dell’eroe, alla cui memoria s’inchina l’Italia redenta, e fece la consegna del monumento alle Autorità locali. L’atto di consegna fu redatto dal notaio Baldioli e sottoscritto dalle Autorità e da molti invitati. Mentre le Autorità firmano, la musica della Società Filarmonica, in unione ai cori, eseguiscono l’inno inaugurale del maestro Carbone, che fu accolto da applausi.
Finita così la funzione inaugurale, musica, Autorità ed invitati si recarono al banco di beneficenza in attesa dell’ora del pranzo, il quale ebbe luogo alle 12 ½ sotto un’ampia tettoia convertita in sala elegante dai tappezzieri signori Brero e Compagnia.
I commensali erano circa 250, distribuiti in tre tavole che facevano capo a quella d’onore, alla quale avevano preso posto le Autorità che abbiamo più sopra notato, oltre allo scultore signor Casetti ed al signor Migliore, presidente dell’Associazione Generale degli Operai di Torino. Alla fine del pranzo, che fu ottimamente preparato e servito dai fratelli Luino, della Madonna del Pilone, aprì la serie dei discorsi il cav. Carlo Bonis, il quale comunicò le lettere ed i telegrammi di adesione dei ministri Nicotera e Ferraris, del sottosegretario di Stato onorevole Frola, dei deputati Barti, Borelli, Palberti, Chiesa, Roux, Zanardelli, Faldulla, dei senatori Dossena, Sambuy, Chiaves e Colombini, i quali, o per precedenti impegni , o per ragioni di salute, scusarono la loro assenza. Comunicò pure, fra le acclamazioni, una lettera del cav. Demichelis, il quale inviò L. 100 per il locale Asilo fondato dal compianto Ferrero, ed una lettera identica del maggior generale Ricciolio che allo stesso scopo destinò L. 80 di rendita annua.
Il cav. Vincenzo Bonis, sindaco, ringraziò in nome del paese gli intervenuti, ed evocando il passato patriottico del Ferrero, la cui effige fu magistralmente modellata dal Casetti, invitò tutti a fare una ovazione al bravo artista e ad unirsi a lui nel grido di: Viva l’Italia! Viva il Re!