di Toni Balbo
Frequentando o visitando la Chiesa parrocchiale di Leinì dedicata ai Santi Pietro e Paolo, abbiamo sicuramente visto più volte il pulpito dal quale fino a qualche decennio fa il sacerdote predicava ai fedeli.
Il bel manufatto scolpito in legno di noce è stato progettato dall’architetto Barnaba Panizza e realizzato durante i restauri della chiesa effettuati fra il 1824 ed il 1838. Al proposito si veda il libro “Defendente Ferrari a Leinì”, stampato in occasione del rientro della pala “L’adorazione dei Magi”, nella sezione curata dall’arch. Antonio Besso-Marcheis sulla storia della chiesa, dove sono riprodotti i disegni originali del progetto.
Mi è capitato raramente di presenziare a qualche funzione vicino al pulpito, ma nell’ultima di queste poche occasioni ho notato un particolare che mi ha incuriosito.
Nel bordo inferiore del pulpito sono scolpite una serie di corolle di fiori a quattro petali a formare una ghirlanda che percorre tutto il pulpito.
Il fiore è riprodotto così come se ne vedono molti nella realtà: i petali sono concavi e prendono origine dal centro della corolla, ricettacolo, che è convesso.
Nell’angolo del pulpito rivolto verso i fedeli, la ghirlanda contiene un fiore, e uno solo, che ha i petali convessi e doppi.
Come mai? È un errore? Penso che non sia un errore, penso che sia stato fatto volutamente, per di più nella parte più visibile dai fedeli, affinché fosse notato.
Potrebbe essere la “firma” dell’artigiano che ha scolpito il pulpito.
Le suppellettili delle chiese non venivano quasi mai firmate, forse per rispetto alla casa di Dio, forse perché semplicemente non si usava.
Ma allora, perché l’artigiano ha fatto un particolare della sua opera in modo diverso?
Io penso che l’abbia fatto per essere ricordato.
Immagino il pensiero dello scultore: “Chissà se qualcuno si accorgerà di questo particolare, ma se per caso qualcuno lo noterà, sicuramente penserà a me!”.
È un modo per essere ricordati nel tempo, anche se in forma anonima.
Poi ho interpellato un sacerdote sulla questione, anche perché la sua figura professionale lo rende competente in materia. Ecco il suo pensiero:
“Potrebbe esserci un’altra spiegazione: il fiore concavo è normalmente usato per descrivere il fedele che si riempie della parola e della grazia di Dio partecipando al sacrificio eucaristico.
Il fiore convesso è il sacerdote che dona Cristo ai fedeli. I fiori concavi sono tanti, come i fedeli, quello convesso è uno solo, come il celebrante ed è messo proprio in mostra all’angolo del pulpito.
Le nostre chiese di campagna sono piene di piccole catechesi, spesso ideate proprio dagli artisti. Facevano effetto sui bambini attenti ai dettagli che chiedevano spiegazioni. E da un piccolo tratto di disegno usciva una bella catechesi”.
E adesso i lettori possono disquisire.