Vi propongo l’articolo pubblicato sulla Gazzetta Piemontese del 25 giugno 1883 riguardante l’inaugurazione della linea Torino – Leinì avvenuta il giorno precedente.
“Le tranvie piemontesi registrano nei loro annali un altro trionfo: l’apertura della linea Torino – Leynì, lunga 13 chilometri.
Questo importante tronco, atteso, desiderato da lungo pezzo, non deve fermarsi però alla fertile e laboriosa Leynì, ma dovrà spingersi, col tempo, fino a Castellamonte e fors’anche a Cuorgnè da Pont Canavese.
Gli ostacoli e le difficoltà superate per mandare a termine la nuova linea che mette in più rapida comunicazione la nostra città con Leynì, furono immense; ma come le buone cause trovano facilmente buoni difensori, così anche le opposizioni e gli impedimenti dovettero cedere innanzi alla forza degli avvenimenti, esaudendo così i voti di una intera popolazione.
Onore dunque a coloro che col senno e colla mano incoraggiarono e compirono la non facile intrapresa!
Su quattro nomi specialmente si ferma l’attenzione dei leynicesi: sul prefetto della provincia senatore Casalis, sul conte di Sambuy, sindaco di Torino, sul cav. Vincenzo Bonis, sindaco di Leynì e sull’ing. Gianelli.
Ad essi, nonché al concessionario ing. Perincioli, al costruttore della linea ing. Masoero ed ai coadiuvatori tutti è dovuto il merito della festa di ieri.
Il treno inaugurale partì alle 11,15 da piazza Milano. Si componeva di 5 comode, spaziose, robuste ed eleganti vetture della rinomata fabbrica Locati di Torino; ma come succede sempre in simili occasioni, il numero degli invitati essendo di molto superiore alla capacità dei carrozzoni, si dovette stare pigiati come tante acciughe in barile in un’atmosfera senegalliana.
Vetture e locomotiva, questa della fabbrica Krauss, portante il nome di Provana, una delle glorie di Leynì, erano infiorate ed imbandierate.
La partenza ebbe luogo dopo un opportuno vermutte, offerto coram populi dalli confettieri fratelli Canonico.
Si può dire che a quell’ora vi era a Porta Palazzo mezza Torino, poiché un drappello di guardie municipali e di pubblica sicurezza non bastava a tener a bada la gente che si accalcava attorno al treno.
Il treno andò dritto fino allo sbocco di via Ponte Mosca, poi voltando a destra del viale costeggiò il tratto di strada che conduce al famoso ponte, e da questo uscendo di nuovo sulla via maestra segnando due grandi curve, in pochi minuti giunse per la barriera dell’Abbadia di Stura sulla strada nazionale di Milano.
Al passaggio della strada ferrata di Milano, che è che non è, non si può più andare innanzi non solo noi, ma si vede dall’altra parte del binario un altro treno che attende il beneplacito del cantoniere.
Tutti scendono dalle vetture e chiedono il perché dell’inaspettato intoppo.
Quistioni burocratiche: il cantoniere aveva l’ordine di non lasciare passare la tranvia sulla ferrovia… Ma l’ordine dev’essere poi giunto, poiché dopo altri 5 minuti si passa il Rubicone, ed eccoci sulla spaziosa e piana via che dalla metropoli del Piemonte mette nel cuore del Canavese.
Il panorama è splendido, ma il sole cocente.
La polvere ed il fumo della locomotiva fanno il resto.
Si arriva a Leynì dopo mezzogiorno. Il paese è tutto pavesato: all’imbocco un arco trionfale porta una scritta in onore della tranvia.
Lo stemma di Leynì è attorniato di fiori e bandiere.
La popolazione, fiera e robusta, dell’ubertoso Comune, è tutta all’arrivo.
Rendono gli onori il sindaco cav. Bonis, l’ingegnere Gianelli, altri notabili col Comitato delle feste.
Si scende sotto un padiglione eretto per la circostanza, e si gusta un secondo vermutte offerto dai signori Canonico.
Ecco il prefetto Casalis, ecco il conte di Sambuy, ecco il deputato Cibrario, il deputato Frola, il deputato Sanguinetti, i deputati provinciali cav. Bertetti, Macchiorlatti, Frescot, Ronco, il consigliere Dallosta, l’assessore municipale di Torino Rey, il consigliere Rossi, ed ecco i sindaci dei Comuni vicini a Leynì, la stampa di Torino, fra cui Dalsani, lo spiritoso caricaturista del Fischietto e della Luna, ed eccovi anche un grazioso stuolo di signore e l’esercito rappresentato dal colonnello d’artiglieria Ricciolio e da un tenente del 17° fanteria.
La cerimonia dell’inaugurazione è compiuta in breve tempo, dopo un’applaudita allocuzione del parroco del paese, la benedizione solenne della locomotiva e dopo la lettura e la sottoscrizione dell’atto.
All’una circa si parte per il locale del pranzo. Apre il corteo la musica dell’Associazione generale degli operai di Torino diretta dal bravo Bertolini.
Poi vengono le Associazioni operaie del luogo con bandiere, le autorità e gli invitati.
Il colpo d’occhio è magnifico.
Da tutte le finestre sventolano bandiere.
La popolazione guarda e sorride.
In piazza Grande, dove sorge una gran torre, sono già preparati i fuochi artificiali per la sera.
Il pranzo è allestito sotto un padiglione nello spiazzo delle scuole comunali.
Il sole dardeggia coi suoi raggi le teste dei convitati, ai quali, del resto, non viene meno l’appetito.
Si mangia e si beve allegramente e si conversa, specialmente alla tavola d’onore, dove siede accanto al rappresentante dell’esercito il parroco del luogo, una reverenda faccia di sacerdote.
La musica dei bravi operai di Torino fa sentire i suoi concerti ed è applauditissima.
Suonano le tre e par giunto il tempo di parlare.
I camerieri dei Sogno, noto allestitore di pranzi operai, ferroviari e tranviari, finiscono le loro evoluzioni attorno alle tavole, su cui posano le 550 braccia dei 275 convitati, e riposano sugli allori.
Si alza l’ing. Gianelli, presidente del Comitato delle feste.
Saluta gli illustri personaggi che vollero onorare di loro presenza la festa.
Dice e spiega quale progresso verso la civiltà costituiscano i mezzi di comunicazione. Cita i primi fattori di questi mezzi. Si congratula con Leynì che coll’apertura della tranvia vede schiudersi innanzi a sé uno splendido avvenire. Dice come si iniziarono le prime pratiche per addivenire al compimento dell’opera.
Encomia l’ingegner Perincioli, il coraggioso e solerte concessionario; encomia tutti coloro che contribuirono efficacemente all’apertura della tranvia.
Si augura che questa, mercè il buon volere di tutti, abbia a giungere presto a Castellamonte.
Ringrazia le Autorità ed invita a bere al conte di Sambuy, al prefetto, ai deputati politici e provinciali ed alla stampa.
Applausi.
Bonis, sindaco di Leynì, rammenta quali ostacoli si dovettero superare per addivenire all’attuazione della nuova linea tranviaria.
Manda i suoi rallegramenti all’ing. Perincioli, che col perseverante lavoro seppe vincere tutti gli impedimenti e dice che il Perincioli ha diritto alla riconoscenza di tutti i Leynicesi.
Spera che un giorno Leynì possa strigere la mano alla industriosa Castellamonte ed alla bella Rivarolo.
Accenna agli uomini che illustrarono col loro nome e le loro opere Leynì.
Beve al prefetto Casalis, antico deputato di Leynì, alla rappresentanza della patriottica città di Torino ed al suo capo tribuno Sambuy.
Saluta i deputati politici e provinciali, la stampa, e specialmente il dott. Bottero, il decano dei giornalisti; il cittadino avvocato Frescot ed il colonnello Ricciolio.
Stringe la mano ai sindaci dei vicini Comuni ed al cav. Neuschuller, ex vice-console italiano in Russia, attualmente stabilito a Rivarossa.
Brinda all’avvenire ed alla prosperità di Leynì, al benessere della famiglia italiana, alla Dinastia di Savoia ed all’abile pilota Depretis.
Razetti, pretore di Caselle, fa brindisi alle signore e prega si dia il lasciapassare ad una sua poesia…
Il senatore Casalis si rallegra dell’apertura della nuova tranvia e dice che quando questa si prolungherà sino a Castellamonte, sarà una delle più importanti del Piemonte.
Scioglie un inno in favore delle tranvie e dice che di queste piccole ferrovie vorrebbe vederne dappertutto per il bene delle popolazioni.
Loda la città e la provincia di Torino che non lesinarono mai nel concedere sussidi.
Desidera però che nell’interesse pubblico venga stabilito una specie di Ispettorato provinciale per tutto ciò che concerne la costruzione e l’esercizio delle tranvie.
Parla per un fatto personale, cioè sul ricordo evocato dal sindaco di Leynì della sua nomina a deputato del Collegio e scende nel campo della politica.
Accenna alle nostre isituzioni che non invecchiano mai, alle relazioni dell’Italia colle altre Potenze, ecc. ecc., e finisce portando un brindisi a Casa Savoia ed al Re Umberto.
Il colonnello Ricciolio beve alla classe operaia, al Re e all’Italia.
Il conte Sambuy dice che egli prova non una, ma molte soddisfazioni in questo lieto giorno. Prova la soddisfazione di cittadino e di tribuno, prova la soddisfazione di portare a Leynì il saluto di Torino.
Un’altra soddisfazione egli prova: quella di leggere il nome di Andrea Provana, il vincitore di Lepanto, sulla locomotiva del treno inaugurale.
Dice che Leynì è terra feconda di uomini illustri.
“Leynì è piccolo paese, ma grande per le glorie passate, grande per la prosperità avvenire”.
Si unisce a coloro che fecero brindisi al Re Umberto e ricorda che vicino al nostro Sovrano c’è un fiore di donna, che si chiama Margherita. Invita tutti a bere anche alla salute della graziosa Regina d’Italia.
Applausi ed evviva.
L’avv. Frescot, consigliere provinciale, dice che quando stanno a capo della pubblica amministrazione due insigni personaggi come il prefetto Casalis ed il conte Sambuy, non vi sono più gare né sterili lotte di partiti, ma vi è una mente, un’idea sola, grande e generosa: quella del progresso, della libertà e del pubblico benessere.
Egli beve alla salute di così cospicui magistrati, beve alla salute del cav. Bonis e dell’ingegnere Perincioli. Soggiunge che la grandiosa opera non è ancora compiuta, e fa voti perché nella primavera ventura un’altra inaugurazione si abbia a fare a Castellamonte: quella del prolungamento della tranvia.
Applausi.
Parla in seguito il cav. Lievre a nome di coloro che sperimentano l’ospitalità e la cortesia leinycese.
Il pretore di Caselle legge la poesia già annunziata.
Il dott. Bottero, invitato a parlare, ringrazia del gentile invito e si rallegra con Leynì della bella festa.
Parlano in seguito: un altro signore a nome dell’on. Colombini, e l’avv. Scala.
Chiude l’avv. Alloatti con una poesia in vernacolo.
Alle 7 grande confusione per prendere un posto nella tranvia. Invitati e viaggiatori (nel treno inaugurale di ritorno furono ammessi anche i viaggiatori), schiacciati come all’andata, partirono da Leynì a suon di musica, salutati dalle autorità e dalla popolazione, e giunsero a Torino alle 7 3 ¼.
Evviva Leynì! Evviva la tranvia!
P.S. – Durante il pranzo venne distribuito agli invitati un breve opuscoletto portante i cenni storici e statistici sul comune di Leynì, compilati dal segretario comunale sig. Giovanni Paviolo.
Questi cenni, utilissimi per chi si occupa di memorie patrie, vennero pubblicati per cura dei signori Bonis cav. Vincenzo sindaco, Bianco Domenico, Favero Giuseppe e Lega Antonio assessori, e Biancardi cav. Raimondo, Lievre cav. Carlo, Parone cav. prol. Serafino e Sampò Rosina”.